sabato 9 agosto 2014

Ritorno al nido

A casa dei miei genitori sono stata impossibilitata ad usare Internet, ma condivido qui, con immenso ritardo, le sensazioni che ho provato tornando alle origini e che ho scritto il giorno 5 agosto.
Anche se è un post totalmente inutile, ci tenevo a condividere le mie emozioni!

Tornare a casa ha sempre un che di dolceamaro, sa di ricordi e malinconia.
Mi chiedo cosa vedessero in me le persone che mi hanno incrociata durante il viaggio: avevo l'aria felice? Sembravo una turista qualsiasi, con la mia valigia e l'aria stanca o mi tradivano gli occhi pieni d'affetto per tutto ciò che mi circondava?
Anche sull'autobus, mentre raggiungevo finalmente l'ultima tappa del mio viaggio, continuavo a spostare lo sguardo in ogni direzione per verificare ogni vecchio dettaglio impresso nella mia mente da anni.
lo stesso percorso (e probabilmente lo stesso mezzo di trasporto), le stesse case, lo stesso riflesso sul fiume Magra mentre passavamo sul Ponte della Colombiera, persino le stesse barche ormeggiate, a giudicare da una di cui ho riconosciuto il nome.
Gli anni sono passati, io sono cresciuta e cambiata, eppure è come se il mio paese e i luoghi che ho sempre conosciuto fossero congelati nel tempo.
Le persone, ecco cosa noto di diverso.
Qualche ruga in più, gente che nel frattempo ha avuto dei figli, ragazzi cresciuti che io ricordo ancora bambini.
Stasera sono uscita nella piazza del paese ed è stato come aprire una scatola con vecchie lettere e ricordi polverosi.
Insieme a mio cugino ho girato un po' tutto il paese e mi sono lasciata andare alle mie memorie come un'anziana signora.
Ho ricordato la mia infanzia estiva passata a giocare per le varie piazze del paese, il modo in cui le vecchiette ci apostrofavano perché facevamo chiasso ma, soprattutto, perché rischiavamo di rovinare i loro vasi di fiori a suon di pallonate.
E a proposito di pallone, quante volte è andato su quel terrazzo? e la volta che è andato ad infilarsi nella vecchia casa disabitata attraverso il rosone sprovvisto di vetro!
Quella volta lì non l'abbiamo più recuperato.
E quanto abbiamo giocato a nascondino o a Zul? ho ricordato ogni nascondiglio e ogni conta, la sensazione del muro sulle braccia nude, lo spavento quando Zul usciva fuori dal suo nascondiglio per acchiapparci.
E il vecchio, brutto parchetto! Sempre lo stesso, anche quello decisamente congelato nel tempo.
La casetta dove una volta ci siamo rifugiati perché abbiamo sentito un cinghiale, la panchina del mio primissimo bacio.
Ogni volta che torno i ricordi mi avvolgono nel loro stretto abbraccio e io li lascio fare, sopraffatta da tanta nostalgia e allo stesso tempo tanta felicità di essere andata avanti e non essermi fossilizzata insieme con i luoghi che hanno segnato la mia vita.
Si può essere tanto felici d malinconici al tempo stesso?

6 commenti:

  1. Oh Claudi, non sai quanto mi è piaciuto questo post!
    Non l'ho trovato affatto inutile, anzi, mi ha fatto provare un'emozione bellissima.
    Credo che debba essere bello andare avanti, senza però farlo per forza dove siamo nati.. E credo sia altrettanto bello, se non ancora di più, l'amore che provi per il tuo paese.

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    Risposte
    1. Grazie di cuore, non mi aspettavo dei riscontri positivi perché, appunto, parla di me e di sensazioni, che sperò però di essere riuscita a trasmettere a chi mi leggeva!
      Per il mio paese c'è un misto di amore e odio per molti motivi, ma quando torno non posso fare a meno di ricordare e sorridere di tutte le memorie che ho costruito nel tempo!

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  2. sì si può essere malinconicamente felici :)

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  3. Veramente bello, questo post!
    Che tenerezza :)

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    1. Grazie mille! Sono di nuovo in ritardo col post sulle letture del mese e ti penso, tranquilla che arriva <3

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