giovedì 17 settembre 2015

Italia più Giappone diviso due = ? - Ryuta Naruse

TITOLO: Italia più Giappone diviso due = ?
AUTORE: Ryuta Naruse
EDIZIONE: Studio Naruse
PREZZO: 9,90 €
PAGINE: 120


IL MIO PARERE: Fin da quando ho iniziato a leggere manga e guardare anime, circa nel 2008, ho iniziato ad interessarmi anche alla cultura giapponese, che mi ha sempre affascinato molto.
Non mi sono mai davvero fermata, però, a chiedermi come i giapponesi vedono noi italiani!
Ecco poi che trovo, tra i libri del mio compagno, "Italia più giappone diviso due = ?", una sorta di saggio scritto da un giapponese che, ormai da un paio d'anni, viveva in Italia.
La copertina non è accattivante, ma all'interno questo libriccino si presenta bene: ha tutti mini paragrafi e qualche vignetta di tanto in tanto; la scrittura, invece, è molto scorrevole: potete tranquillamente iniziarlo e finirlo entro un paio d'ore.
La prima parte è stata quella che mi ha divertito di più, specie il modo in cui affettuosamente l'autore ci ha definiti, con una parola, "Tekitou", un termine che - ci spiega - da loro significa "irresponsabile, impreciso, superficiale, leggero". Certo, a leggerlo così pare una brutta impressione, ma non preoccupatevi: Ryuta Naruse spiegherà poco dopo cosa intende con qualche esempio pratico e, vi assicuro, il tutto non è offensivo come sembra in un primo momento, anzi: ha proprio ragione!
Ho scoperto alcune diversità tra noi e i giapponesi che ancora non conoscevo, alcune delle quali mi hanno lasciato un po' di sasso: ma davvero Goldrake, che qui è o comunque è stato famosissimo (mio fratello aveva addirittura il robot gigante con luci e suoni!), in Giappone non è famoso?
Molto divertente anche la parte in cui vengono elencate le principali domande che gli italiani, quando lo conoscono, gli fanno: confesso che un paio di queste domande gliele avrei poste anch'io!
Più avanti, già verso fine libro, ha iniziato a piacermi un po' meno: in alcuni passaggi l'autore sembrava descrivere più il tipico stereotipo italiano che tanti italiani che, nel corso di due interi anni passati qui, potrebbe aver conosciuto.
Per esempio un ipotetico italiano "caciarone" che, durante le foto di gruppo molto posate giapponesi, ridacchia e fa le corna in testa agli altri. Ha conosciuto solo adolescenti, forse? Ma dai!
Oppure l'italiano maleducato che al supermercato a volte, per pigrizia, ripone un oggetto che non vuole più nel reparto sbagliato: posso assicurarlo a Ryuta Naruse- san: è un atteggiamento che infastidisce anche me, italiana al 100%!
Lasciando da parte questo lieve fastidio per gli stereotipi, però, riconosco che comunque questo genere di cose possano lasciare molto colpito un giapponese: noi siamo italiani tra gli italiani e vediamo questo genere di cose ogni giorno, ma qualcuno che viene da fuori noterà molto di più cose a cui noi, per abitudine, non facciamo neanche caso.
Nel complesso, è stato interessante leggere cosa di noi colpisce - in positivo o in negativo - un giapponese in terra italiana e scoprire, tramite l'elenco di tante diversità, alcune nozioni di cultura giapponese.
Dopo aver letto questo libro, non posso che desiderare un bagno alla giapponese (ma con riscaldamento: come faranno loro senza i termosifoni?!), e magari un bel kotatsu (che già conoscevo, ma ora ho ancora più voglia di averne uno).
In fondo al libro, tanto per gradire, tre ricette, tra cui la base di riso per fare il sushi.


VOTO: 3/5

lunedì 24 agosto 2015

Il Re - J.R.Ward

TITOLO: Il Re
AUTORE: J.R.Ward
EDIZIONE: Rizzoli
PREZZO: 18 €
PAGINE: 654


TRAMA: Dopo aver voltato le spalle al trono per secoli, Wrath accetta finalmente di succedere al padre. La sua amata shellan Beth è sempre al suo fianco, ma l'enorme peso che la corona rappresenta lo affligge e logora giorno dopo giorno. E mentre la guerra contro i lesser infuria e la minaccia dalla Banda di Bastardi incalza, il "Re Cieco" è costretto a fare scelte che mettono a rischio l'incolumità della sua stirpe. Beth pensava di sapere a che cosa sarebbe andata incontro decidendo di unirsi all'ultimo vampiro purosangue del pianeta. Ma quando il desiderio di avere un figlio comincia a farsi impellente, si trova impreparata di fronte alla risposta di Wrath e alla distanza che si crea tra loro. Riuscirà il vero amore a trionfare sulla tormentata eredità del passato? 

**ATTENZIONE, POSSIBILI SPOILER SUI LIBRI PRECEDENTI DELLA SAGA**

IL MIO PARERE:  Da amante della saga, posso dire che sto rimanendo sempre più delusa dalla Ward, e con questo libro sento che sto giungendo all'apice della sopportazione. Lo conferma il fatto che ho trascinato la lettura per quasi un mese, quando di solito li divoravo!
Ci sono diverse cose che non vanno, per lo più problemi che c'erano già in precedenza ma che sono sempre più frequenti ed enfatizzati, come se l'autrice volesse sempre di più affermare alcune sue caratteristiche narrative.
Il problema... beh, è che il troppo stroppia.
Prima di tutto, c'è la scrittura che io definisco "testosteronica". Chi legge la Ward, capirà a volo; per tutti gli altri, temo di non sapermi spiegare... sappiate solo che questo suo stile cresce sempre di più, fino a diventare quasi intollerabile.
Sto iniziando a trovare insopportabili anche i "Naaaa" e gli "eeeeeeee poi" eccetera eccetera.
In questo volume ho notato inoltre mancanza di punto interrogativo (apposta, s'intende) in alcune interrogative. Probabilmente la Ward voleva dare un certo tono, ma NOPE: è solo fastidioso!
Altro problema, stavolta in traduzione: finiamola con tutte quelle parole unite da trattini, spesso anche quando non serve. Un esempio? "[...] capelli biondi-e-neri". Ce n'era davvero bisogno? Davvero davvero?
Certo, le storie riescono a risultare ancora carine, con la difficoltà aggiunta che non si tratta più di un libro per ogni personaggio, ma mentre l'autrice narra principalmente la storia di qualcuno intervalla con paragrafi dedicati ad altri, imbastendo storie future. Se da una parte questo ci garantisce qualche curiosità extra su cosa succederà in futuro, assicurando (siamo sicuri?) l'acquisto dei futuri volumi, dall'altra confonde le cose e ci ritroviamo, quando leggiamo i seguiti, con particolari che non ricordavamo.
Io non ho una particolare memoria, lo confesso, ma scommetto che non succede soltanto a me!
In questo libro in particolare, non ho visto Lesser neanche una volta. E' vero che il nemico principale ormai è la Banda dei Bastardi, ma anche loro non si sono visti poi tantissimo. Se state pensando che siamo tornati ai primi volumi, con pochi lesser e tanto sesso... no, neanche quello.
Fondamentalmente abbiamo per lo più un grande intreccio tra la storia di Wrath, Trez, Xcor, Assail e il defunto re (che si chiamava sempre Wrath, se ve lo state chiedendo).
Anche le storie, comunque, si stanno facendo un po' ripetitive. Per esempio, assistiamo di nuovo alla storia di un rapimento, già accaduto a Bella e a Xhex.
Basta, J.R., stai finendo le cartucce! Cerca di chiudere in un modo interessante e vai avanti con qualche altra serie!
In realtà temo non serva a molto dirlo: l'autrice continua ad aggiungere personaggi in ogni libro ed è facile intuire che diventeranno futuri protagonisti di una storia d'amore tutta loro. Aiut-
Temo che questo libro non mi lascerà niente di interessante, forse anche perché non lo aspettavo con troppa ansia: avrei preferito un libro su qualche altro personaggio piuttosto che un secondo libro sul Re della razza.
Alla fine della fiera, mi chiedo se tutti i difetti che ho trovato siano sempre stati così evidenti e il mio parere poco entusiasta sia "colpa" di un'evoluzione letteraria personale, oppure se davvero la Ward sta toccando il fondo con la saga della Confraternita.
Se l'avete letto sarei curiosa di sapere cosa ne pensate in merito, quindi sotto con i commenti!

VOTO: 3/5

giovedì 20 agosto 2015

Eleanor & Park, per una volta nella vita - Rainbow Rowell

TITOLO: Eleanor & Park - Per una volta nella vita
AUTORE: Rainbow Rowell
EDIZIONE: Piemme
PREZZO: 12 €
PAGINE: 350

TRAMA: Eleanor è appena arrivata in città. La chioma riccia rosso fuoco e l'abbigliamento improbabile, ha lo sguardo basso di chi, in pasto al mondo, fa fatica a sopravvivere. Park ha tratti orientali che ha preso dalla madre coreana e veste sempre di nero. La musica è il suo rifugio per tenersi fuori dai guai. La loro storia inizia una mattina, sul bus che li porta a scuola. Park è immerso nella lettura dei suoi fumetti e perso tra le note degli Smiths, Eleanor si siede accanto a lui. Nessun altro le ha fatto posto, perché è nuova e parecchio strana. Il loro amore nasce dai silenzi, dagli sguardi lanciati appena l'altro è distratto. E li coglie alla sprovvista, perché nessuno dei due è abituato a essere il centro della vita di qualcuno. Tra insicurezze e paure, Eleanor e Park si scambiano il regalo più grande: amare quello che l'altro odia di sé, perché è esattamente ciò che lo rende speciale. Sarà la loro forza, perché anche se Eleanor non sopporta quegli sfigati di Romeo e Giulietta, anche il loro legame deve fare i conti con un bel po' di ostacoli, primo fra tutti la famiglia di lei, dove il patrigno tiranneggia incontrastato. Riusciranno, per una volta nella vita, ad avere ciò che desiderano? 


IL MIO PARERE: Di quest'autrice avevo già letto "Fangirl", in lingua originale perché in Italia non è ancora arrivato, e qualcuno mi ha fatto sapere che "Eleanor & Park" (conosciuto anche come "Per una volta nella vita") è anche meglio dell'altro libro, che già avevo trovato molto carino.
Potevo mai non imbarcarmi in questa nuova avventura firmata Rainbow Rowell?

Appena iniziamo a leggere, scopriamo che ci sono paragrafi alternati raccontati in terza persona dai due protagonisti; a volte si tratta di paragrafi di due o tre pagine, altre invece può capitare di imbattersi anche solo in un botta e risposta di un paio di righe.
Lo so, a sentirlo dire forse si può pensare che sia un alternarsi fastidioso, ma vi assicuro che non vi peserà, anche perché la storia è a mio avviso narrata bene e con uno stile davvero delicato, che si addice molto al tema del primo amore.
Lo so cosa penserete: vi aspetterete un libro mieloso da morire, pieno di frasi banali sull'amore e sulla vita.
Sulla banalità della storia, oso contraddirvi; per quanto riguarda il miele... beh, ce n'è ovviamente, ma meno di quanto avrei immaginato.
All'inizio confesso di aver pensato che i sentimenti fossero enfatizzati ed esagerati, ma poi... vi faccio una domanda: ricordate com'era innamorarsi a sedici anni? Rainbow Rowell di certo se lo ricorda, perché se ci pensate bene l'amore adolescenziale, per molti, è davvero come descritto nel libro.
Da un niente si arriva ad un tutto, si contano le ore che ci separano dall'altra persona, si ha la sensazione di non poter proprio vivere senza l'altro e di aver trovato il compagno più importante della propria vita, poco importa se poi sarà davvero così o no.
Tramite "Eleanor & Park", avrete modo di riscoprire cosa significa essere innamorati a sedici anni, se l'avete dimenticato o se avete voglia di ricordarlo una volta di più.
Inoltre, come vi ho detto, ho trovato la storia per niente banale!
Eleanor è una ragazza difficile, alle prese con le proprie insicurezze ma soprattutto con una famiglia disastrata; Park è un ragazzo a posto, con qualche conflitto con il padre perché non è come lui lo vorrebbe e, ovviamente, con diverse difficoltà a relazionarsi a Eleanor e al suo modo di vivere la vita e le persone.
Incredibile cosa possa nascere da due adolescenti così diversi fisicamente - l'uno mingherlino e mezzo coreano, l'altra piuttosto robusta e con capelli rosso fuoco - semplicemente sedendosi vicini sull'autobus che porta verso la scuola.
Se poi proprio leggendolo vi sembra troppo piatto, vi suggerisco di provare ad arrivare alla fine per rivalutarlo: a me già sembrava buono così, ma l'ultima cinquantina di pagine (che sono andata avanti a leggere fino a notte fonda) mi ha strappato un parere finale più che positivo.
Chi mi ha detto che questo libro è meglio di "Fangirl" aveva proprio ragione, e non posso far altro che promettere a me stessa di leggere altri eventuali libri che la Rowell pubblicherà in futuro!



VOTO:
5/5

martedì 14 luglio 2015

Dov'è finita Audrey? - Sophie Kinsella

TITOLO: Dov'è finita Audrey?
AUTORE: Sophie Kinsella
EDIZIONE: Mondadori
PREZZO: 16 €
PAGINE: 285

TRAMA: Audrey ha quattordici anni e da tempo non esce più di casa. Porta perennemente grandi occhiali scuri, e non certo per fare la diva, ma perché questo è il suo modo per proteggersi dalle persone che la circondano e sfuggire al rapporto con gli altri. A scuola le è successo qualcosa di brutto che l'ha profondamente segnata, e ora Audrey è in terapia per rimettersi da attacchi d'ansia e panico che non le permettono di condurre una vita serena e avere contatti con il mondo esterno. Prigioniera nella propria casa, riesce a guardare negli occhi solo Felix, il fratellino più piccolo. Suo fratello Frank, invece, ha un anno più di lei ed è ossessionato dai videogames e - con grande preoccupazione della madre iperprotettiva e vagamente nevrotica - non si stacca un attimo dal computer e dal suo amico Linus che condivide la sua stessa mania. Quando Audrey incontra Linus per la prima volta, nasce in lei qualcosa di diverso, e piano piano riesce a trovare il modo di comunicargli le sue emozioni e le sue paure. Sarà questa la scintilla che aiuterà non solo lei, ma la sua intera famiglia scombinata. "Dov'è finita Audrey?" è un romanzo caratterizzato da una grande empatia in cui si ride e ci si commuove. Sophie Kinsella riesce ad alternare momenti di puro humour ad altri più seri e teneri con grandissima sensibilità, raccontando il percorso verso la guarigione di una fantastica e coraggiosa ragazzina e parlando al cuore di tutti. 

IL MIO PARERE: Adoro i romanzi firmati Sophie Kinsella, li ho letti tutti fin da quando mi sono innamorata della serie di I Love Shopping.
La Kinsella è sempre stata per me una sorta di garanzia, ma allo stesso tempo sapevo come funzionava ogni sua storia, perché c'era sempre il solito schema: la tipica donna inglese in carriera combinaguai che ne combinava di tutti i colori, con un finale tra il riso e la commozione e una storia d'amore deliziosa e fresca.
Per una volta, l'autrice mi stupisce, facendomi scoprire che riesce a cavarsela benone anche cambiando un po' "genere"!
Questo romanzo infatti ha per protagonista una quattordicenne con problemi d'ansia e panico, che sta lavorando su se stessa e sul mondo esterno grazie anche all'aiuto della sua psicologa.

E' una storia più delicata, un po' com'è stato per "Ti ricordi di me?", ma non per questo meno scorrevole e piacevole da leggere.
Nonostante, insomma, un cambiamento completo di trama e vicende, la Kinsella a mio avviso è perfettamente riuscita a mantenere vivo l'interesse per la storia, lasciandomi la voglia - come nei suoi precedenti romanzi - di leggere ancora e ancora fino a conoscere la conclusione della storia.
Ad intervallare qualche capitolo, un po' come le lettere della cara vecchia Becky alla banca, i filmini che Audrey gira in casa per un documentario richiestole dalla psicologa.
Quello che mi ha un po' lasciato l'amaro in bocca è stato il fatto che Audrey fa più volte riferimento ad una vicenda scolastica che l'ha portata all'estremismo di indossare sempre occhiali scuri e non uscire più di casa, ma non ci è dato sapere cosa di preciso sia successo.
Entro la fine del romanzo, tutto quello che sappiamo è qualche nome di ragazze coinvolte e il fatto - più che immaginabile già dall'inizio - che si sia trattato di un caso di bullismo.

Sarà un po' masochistico da parte mia, ma avrei voluto vedere attraverso gli occhi di Audrey cosa fosse successo e come si fosse scatenata in lei una reazione tale da indurla a chiudersi in casa e tutto il resto.
Se, come me, pensate che alla fine scoprirete cosa sia successo di preciso... non siate troppo curiosi, rimarrete purtroppo delusi!

Resta comunque l'unico punto a sfavore del romanzo, certo, se vogliamo ignorare il prezzo di ben sedici euro per neanche trecento pagine di libro.
Super consigliato agli amanti del genere e della Kinsella: vedrete, non vi deluderà neanche stavolta!



VOTO: 4/5 

lunedì 6 luglio 2015

Le mie letture di maggio - giugno 2015

Salve a tutti, o almeno a quei pochi che stanno continuando a leggermi nonostante la latitanza vada avanti.
Avrete forse notato che non esiste un riassunto delle letture di aprile... beh, questo perché purtroppo in aprile ho avuto il cosiddetto "blocco del lettore" e non sono riuscita a leggere niente >.<
O meglio, ho letto quasi tutto un libro di Martin, che però mi sono trascinata fino ai primi di maggio. E' stato davvero triste non riuscire a leggere, quest'anno ero partita librosamente col botto!
Fortunatamente ho compensato con maggio, abbastanza ricco per i miei standard, mentre a giugno è andata così così.
Mi scuso se ho saltato il riassunto di maggio, ma tra una cosa e l'altra il tempo è passato, quindi alla fine ho deciso di pubblicare tutto insieme!


- "Il dominio della regina", George R.R. Martin.
Lentamente, vado avanti con la saga di Game of Thrones.
Un po' sottotono secondo me rispetto ai precedenti, diciamo che non è stato assolutamente l'ideale considerando il mio blocco!
Non so, l'ho trovato un po' un libro di introduzione a nuove vicende future, magari il prossimo sarà più entusiasmante...







- "Silver, il libro dei sogni", Kerstin Gier.
Questo fantasy young adult, invece, è stato l'ideale per sbloccarmi un po' dopo la lettura di Martin e il mio precedente blocco del lettore.
Scorrevole e coinvolgente, non saprei dire tra questo e la trilogia delle gemme, della stessa autrice, quale abbia preferito... meglio aspettare l'uscita del terzo e ultimo libro per deciderlo!
Nel frattempo, vi rimando alla mia recensione, che potete leggere QUI.





- "Silver, la porta di Liv", Kerstin Gier.
Ebbene sì: appena terminata la lettura del primo volume della trilogia di Silver, mi sono buttata subito sul secondo!
Mi è molto piaciuto, anche se ho preferito il primo libro... forse perché in questo seguito i cattivi della storia sono un po' troppo enfatizzati. Se lo leggerete, forse capirete cosa intendo dire.
Ad ogni modo, ho apprezzato che , anche in questo volume, sia stata fornita una specie di mini conclusione, in modo che al lettore non rimanga troppa curiosità fino all'uscita del terzo e ultimo libro di questa trilogia.




- "Cujo", Stephen King.
Un inizio un po' noioso, diciamo che la suspense è tutta nelle ultime 100/150 pagine!
Sottotono rispetto agli altri libri di King che ho letto, di certo non uno dei migliori, ma devo dire che non mi è dispiaciuto lo stesso.
Tanto, prima o poi, i suoi libri li leggerò tutti...







- "Fangirl",Rainbow Rowell.
Su consiglio di un paio di amiche mi sono decisa a leggere "Fangirl", nonostante il pensiero di doverlo leggere in inglese perché, ahimé, in Italia non è (ancora) uscito.
A me personalmente è piaciuto molto, è un romanzo dolcissimo su una fangirl con la testa tra le nuvole e tanti problemi a socializzare con le persone che va al college, quindi seguiremo i suoi primi passi in un mondo tutto nuovo per lei.
L'inglese di questo libro è semplice, se Fangirl vi ispira dovreste poterlo leggere senza problemi!




- "Il cimitero senza lapidi e altre storie nere", Neil Gaiman.
 Ormai trovo che Gaiman sia, per me, una garanzia!
Lo scorso anno ho letto "Il figlio del cimitero", che è un po' l'approfondimento di un racconto di questo libro, e me ne sono innamorata, così ho deciso di leggere questo.
Le storie sono diverse tra loro e di lunghezza variabile, e ho riletto con piacere anche la prima storia, quella che ha poi dato vita a "Il figlio del cimitero", perché ricordavo che il capitolo mi era piaciuto davvero tantissimo.
Se avete già letto questo, correte a leggere "Il figlio del cimitero", mi raccomando!!!








- "Se questo è un uomo",Primo Levi.
Di sicuro la maggior parte di voi l'ha già letto, ma anche per chi non l'ha fatto non c'è bisogno di presentazioni.
L'avevo sempre evitato perché tendo a schivare le storie vere quando riguardano argomenti delicati (che eufemismo!), ma poi ho deciso di leggerlo per la mia challenge 2015.
Leggerlo fa male e fa male anche il momento in cui lì per lì dimentichi che è tutto lontano dalla tua realtà attuale ma assolutamente triste e crudo e vero.









- "Storia di una lumaca che scoprì l'importana della lentezza", Luis Sepúlveda.
Mi è stato prestato da un'amica per passare il tempo durante il viaggio di ritorno a casa, l'ho scelto io perché avevo adorato "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare".
Purtroppo sono rimasta piuttosto delusa: ho trovato il libro abbastanza noioso e la vicenda insoddisfacente!
Mi chiedo se i bambini, a differenza mia, hanno saputo apprezzare questa storia, per quanto riguarda me sono solo contenta che fosse breve!

- "La principessa che credeva nelle favole", Marcia Grad Powers.
No, no e poi NO!
Un titolo accattivante, qualche pagina che sembra promettente e poi lo schifo totale e una noia pazzesca!
Ho trovato questo romanzo banale e con della filosofia così spicciola che boh.
Che amarezza!
Se volete saperne di più sul perché io lo stia bocciando con fervore, potete leggere la mia recensione QUI.




Il mio riassunto di maggio e giugno è terminato!
Per luglio sto partendo bene, ma chi può mai dire poi come andrà a finire? In questo periodo non sto dando più niente per scontato, neanche con i miei splendidi libri.
Se c'è ancora qualcuno che ogni tanto passa a leggere, potete lasciare il vostro riassunto libroso in commento e/o farmi sapere cosa pensate dei libri che ho letto io! Alla prossima!










martedì 30 giugno 2015

La principessa che credeva nelle favole - Marcia Grad Powers

TITOLO: La principessa che credeva nelle favole
AUTORE: Marcia Grad Powers
EDIZIONE: Piemme
PREZZO: 9 €
PAGINE: 219

TRAMA: Ecco la storia di una principessa che trova il suo principe azzurro ma che scopre, come accade a milioni di donne, che non è tutto azzurro ciò che somiglia al cielo, e che nessun dolore è più atroce di quello inflitto dalla persona amata. Marcia Grad, con il suo piccolo best-seller, ha aiutato migliaia di donne a liberarsi di rapporti non autentici, con uomini che non piacevano loro per ciò che erano, ma per quello che esse volevano o avevano bisogno che fossero. È ciò che accade a Victoria, la principessa che credeva nelle favole. Ma una serie di avventure in luoghi fantastici in compagnia di personaggi spiritosi e saccenti la porterà, insieme alle lettrici, a distinguere i sogni dalla realtà, a scoprire cosa sia veramente l'amore. 


IL MIO PARERE: Frugando tra i libri di un'amica mi sono imbattuta in questo titolo, che ho trovato molto accattivante, così le ho chiesto di prestarmelo per poterlo leggere e farmi un'idea.
Ha acconsentito, aggiungendo però che non le era piaciuto e non aveva mai terminato la lettura. "Poi mi dici com'è".
Eh, cosa vuoi che ti dica? Brutto, brutto, brutto, e capisco perché tu non l'abbia finito. Ecco il mio parere! Col senno di poi, anche il titolo può risultare "sbagliato", perché quello in cui credeva la principessa erano le fiabe, non le favole, e la differenza l'ho imparata già alle medie, durante le ore di antologia.
Anche il libro stesso si presenta come una fiaba, e si apre con la principessa Victoria bambina che soffre per il fatto di non essere compresa dai genitori, che le vorrebbero imporre l'etichetta reale e non credono nell'esistenza di Vicky, a detta della principessa sua amica.
Vicky, come al lettore è subito chiaro, altro non è che l'alter ego di Victoria, quella parte di lei meno inibita, a cui piace cantare, ballare, saltare sul letto, fantasticare...
L'inizio può risultare interessante, abbastanza scorrevole e con un tono sempre fiabesco.
Ben presto ci ritroviamo davanti una Victoria adulta che ancora crede nelle fiabe e sogna di trovare il principe azzurro, e così tac: il primo che passa (con gli occhi azzurri, come vuole il cliché) dev'essere proprio lui!
In breve i due si innamorano, si sposano e iniziano la loro vita di coppia.
All'inizio va tutto bene e Victoria è convinta, finalmente, di aver trovato la sua fiaba, poi però tutto crolla: il principe azzurro inizia ad arrabbiarsi spesso con lei, a tormentarla e bullizzarla, a scoraggiare le sue iniziative.
Insomma, abbiamo una principessa schizofrenica che parla col suo lato bambino e un principe bipolare. Andiamo bene.
Nei rari momenti in cui il principe torna "se stesso", la coppia ipotizza che qualcuno gli abbia lanciato un maleficio. Ed è in questo momento che Victoria si fa forza e parte per un viaggio alla scoperta di se stessa e di un modo per rompere il maleficio, e il viaggio è la parte centrale e più importante della narrazione.
La principessa incontrerà strani personaggi e luoghi particolari, e detto così pare quasi accattivante, ma no, non lasciatevi ingannare! Se volete la storia di un viaggio, di personaggi e di comprensione di sé e del mondo che vi circonda, allora anziché questo libro vi consiglio il film "Interstate 60", quello sì che vale il vostro tempo!
Non mi soffermerò sui dettagli del viaggio, vi dirò solo che alla fine della fiera Victoria scoprirà se il principe fosse sotto maleficio o meno, ma... a noi non è dato sapere! C'è semplicemente una scena in cui Victoria scopre la verità e dice qualcosa tipo "Ora capisco" e boom, finita la parte. Va bene, grazie, torno alla mia ipotesi sul bipolarismo.

In sostanza, questo libro ha la pretesa di fare ottima psicologia, ma a mio avviso si divide tra psicologia spicciola, aforismi mischiati e riformulati e non per questo nuovi e banalità.
Dulcis in fundo, temo anche che dia una visione dell'amore che di primo acchito sembra complessa, ma poi arrivando al nocciolo dà solo l'idea di essere terribilmente semplicistica e banale!
Si propone come un libro per insegnare a volersi bene e ad amare per primi se stessi, ricordare che l'amore non è perfetto (ma dai? Non mi dire!) e che una donna può essere felice e sentirsi realizzata anche senza il principe azzurro.
Storia banale, dialoghi banali, filosofia banale... Insomma, io lo boccio proprio, per me questo libro è stato tutto fumo e niente arrosto.
 

VOTO: 2/5

martedì 2 giugno 2015

Storia di una Ragazza qualunque

C'era una volta una Ragazza, di quelle che si incrociano per strada milioni di volte.
Forse l'avete vista passare anche voi, durante una delle vostre passeggiate: passo svelto, come se sapesse sempre dove stava andando; sguardo basso, come se non fosse abbastanza da meritare di guardare negli occhi il prossimo.
Lo so, un identikit piuttosto generico, che - purtroppo - può riferirsi davvero ad una persona qualunque.
E qualunque lei si sentiva davvero, credete a me!
Non aveva particolari pregi, non aveva segni che la distinguessero dalla massa... non aveva amici, tra le altre cose, se non quelli virtuali.
Ah, nel virtuale quanti ne aveva, e anche molto importanti! Chissà perché su internet la apprezzavano in tanti, ma di persona era tutta un'altra cosa.
Era cominciata quand'era piccola, aveva imparato già dalle elementari a tollerare di stare con se stessa, come aveva imparato a sbattersi per essere accettata.
Inibire alcuni atteggiamenti del proprio carattere, fare favori, lasciarsi manipolare... qualunque cosa pur di avere qualche amico, o almeno un surrogato da fingere di credere tale.
Qualche persona aveva trovato, altrettante persone se l'erano lasciata alle spalle crescendo e cambiando e maturando. E qualcuno, diciamocelo, se l'era lasciato alle spalle anche lei, che in realtà aveva diritto di dire addio quanto tutti gli altri.
Un amico, due amici, tre amici... pochi, e con tanta fatica, tutti separatamente. La Ragazza aveva imparato che i gruppi non sono una gran cosa, si finiva sempre con una coalizione contro di lei, che si trattasse di escluderla o di fare gli ipocriti alle sue spalle.
Sembra una storia triste, ma è una storia di rinascita.
La Ragazza infatti, con i suoi difetti e le sue paure, senza un posto nel mondo e con quegli amici che si contavano sulle dita di una mano, un giorno inevitabilmente si è trovata ad avere a che fare con un gruppo di persone.
Qualcosa è cambiato, è entrata un po' di luce.
La Ragazza ha scoperto di aver perso tanto tempo con le persone sbagliate, troppo occupata a cercare disperatamente di essere accettata per capire che non serviva a niente.
Qualcuno di recente le ha detto, ridendo, che parla troppo. E' rimasta interdetta, ha avuto paura di doversi tirare indietro, poi però il miracolo: ha scoperto che, anche se parla troppo, qualcuno può accettarla ugualmente e prenderla così com'è, pacchetto completo, con pregi e difetti.
Ha scoperto che non c'era bisogno di sforzarsi di inibire il proprio carattere, perché agli altri stava bene così; ha scoperto di non dover fare favori per farsi accettare e, conseguentemente, ha scoperto la differenza di fare favori e aiutare perché le va, perché vuole bene a qualcuno.
Ha scoperto di non essere nessuno, come aveva sempre pensato. Era qualcuno, era se stessa, era viva, era accettata, era addirittura apprezzata.
Se la incontraste adesso sarebbe ancora una Ragazza qualunque, ma la vedreste passare per strada camminando a testa alta, guardandovi negli occhi, guardando il cielo, sorridendo trasognata ricordando un aneddoto della sera prima o della settimana scorsa.
E se le rivolgeste la parola, forse riuscirebbe ad essere addirittura se stessa, senza filtri, senza paura, senza chiedersi cosa pensate di lei: se la volete, allora è così. La scelta è vostra.

Questa storia è iniziata con un "C'era una volta", e vorrei tanto dirvi che finisce con un "e vissero per sempre felici e contenti", ma la verità è che non lo so.
La Ragazza ha trovato, sembra, un posto nel mondo; ha trovato un po' di luce nonostante il buio che conosce così bene; ha scoperto di non doversi sforzare così tanto, che quel che deve venire arriva da sé... ma non si può sapere cosa le porterà il domani. In ogni caso, ha deciso che vale la pena cercare di godere di tutte le cose belle che trova durante il suo viaggio. E ha capito di non percorrere la sua strada da sola, perché ci sono persone che fanno volentieri un tratto di strada con lei.