martedì 30 giugno 2015

La principessa che credeva nelle favole - Marcia Grad Powers

TITOLO: La principessa che credeva nelle favole
AUTORE: Marcia Grad Powers
EDIZIONE: Piemme
PREZZO: 9 €
PAGINE: 219

TRAMA: Ecco la storia di una principessa che trova il suo principe azzurro ma che scopre, come accade a milioni di donne, che non è tutto azzurro ciò che somiglia al cielo, e che nessun dolore è più atroce di quello inflitto dalla persona amata. Marcia Grad, con il suo piccolo best-seller, ha aiutato migliaia di donne a liberarsi di rapporti non autentici, con uomini che non piacevano loro per ciò che erano, ma per quello che esse volevano o avevano bisogno che fossero. È ciò che accade a Victoria, la principessa che credeva nelle favole. Ma una serie di avventure in luoghi fantastici in compagnia di personaggi spiritosi e saccenti la porterà, insieme alle lettrici, a distinguere i sogni dalla realtà, a scoprire cosa sia veramente l'amore. 


IL MIO PARERE: Frugando tra i libri di un'amica mi sono imbattuta in questo titolo, che ho trovato molto accattivante, così le ho chiesto di prestarmelo per poterlo leggere e farmi un'idea.
Ha acconsentito, aggiungendo però che non le era piaciuto e non aveva mai terminato la lettura. "Poi mi dici com'è".
Eh, cosa vuoi che ti dica? Brutto, brutto, brutto, e capisco perché tu non l'abbia finito. Ecco il mio parere! Col senno di poi, anche il titolo può risultare "sbagliato", perché quello in cui credeva la principessa erano le fiabe, non le favole, e la differenza l'ho imparata già alle medie, durante le ore di antologia.
Anche il libro stesso si presenta come una fiaba, e si apre con la principessa Victoria bambina che soffre per il fatto di non essere compresa dai genitori, che le vorrebbero imporre l'etichetta reale e non credono nell'esistenza di Vicky, a detta della principessa sua amica.
Vicky, come al lettore è subito chiaro, altro non è che l'alter ego di Victoria, quella parte di lei meno inibita, a cui piace cantare, ballare, saltare sul letto, fantasticare...
L'inizio può risultare interessante, abbastanza scorrevole e con un tono sempre fiabesco.
Ben presto ci ritroviamo davanti una Victoria adulta che ancora crede nelle fiabe e sogna di trovare il principe azzurro, e così tac: il primo che passa (con gli occhi azzurri, come vuole il cliché) dev'essere proprio lui!
In breve i due si innamorano, si sposano e iniziano la loro vita di coppia.
All'inizio va tutto bene e Victoria è convinta, finalmente, di aver trovato la sua fiaba, poi però tutto crolla: il principe azzurro inizia ad arrabbiarsi spesso con lei, a tormentarla e bullizzarla, a scoraggiare le sue iniziative.
Insomma, abbiamo una principessa schizofrenica che parla col suo lato bambino e un principe bipolare. Andiamo bene.
Nei rari momenti in cui il principe torna "se stesso", la coppia ipotizza che qualcuno gli abbia lanciato un maleficio. Ed è in questo momento che Victoria si fa forza e parte per un viaggio alla scoperta di se stessa e di un modo per rompere il maleficio, e il viaggio è la parte centrale e più importante della narrazione.
La principessa incontrerà strani personaggi e luoghi particolari, e detto così pare quasi accattivante, ma no, non lasciatevi ingannare! Se volete la storia di un viaggio, di personaggi e di comprensione di sé e del mondo che vi circonda, allora anziché questo libro vi consiglio il film "Interstate 60", quello sì che vale il vostro tempo!
Non mi soffermerò sui dettagli del viaggio, vi dirò solo che alla fine della fiera Victoria scoprirà se il principe fosse sotto maleficio o meno, ma... a noi non è dato sapere! C'è semplicemente una scena in cui Victoria scopre la verità e dice qualcosa tipo "Ora capisco" e boom, finita la parte. Va bene, grazie, torno alla mia ipotesi sul bipolarismo.

In sostanza, questo libro ha la pretesa di fare ottima psicologia, ma a mio avviso si divide tra psicologia spicciola, aforismi mischiati e riformulati e non per questo nuovi e banalità.
Dulcis in fundo, temo anche che dia una visione dell'amore che di primo acchito sembra complessa, ma poi arrivando al nocciolo dà solo l'idea di essere terribilmente semplicistica e banale!
Si propone come un libro per insegnare a volersi bene e ad amare per primi se stessi, ricordare che l'amore non è perfetto (ma dai? Non mi dire!) e che una donna può essere felice e sentirsi realizzata anche senza il principe azzurro.
Storia banale, dialoghi banali, filosofia banale... Insomma, io lo boccio proprio, per me questo libro è stato tutto fumo e niente arrosto.
 

VOTO: 2/5

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