giovedì 5 marzo 2015

Londra - here I come!

01.03.2015

Ce l'avete un posto del cuore? Uno dove siete stati e dove tornereste tipo all'infinito?
Io non posso dire di aver viaggiato molto, anzi: tutto il contrario... Eppure è già scoppiato l'amore verso Londra, quando l'ho visitata nel 2012 durante la mia seconda vera vacanza.
Non vi so neanche dire perché io la ami così tanto, so solo che sono tornata a casa piena di malinconia e che ho passato quasi tre anni di nostalgia.
Finalmente, nonostante il mio tremendo cane (sì, parlo di Jack, che sul blog ha una rubrica tutta sua), io ed Enos siamo riusciti ad organizzarci e siamo partiti.
Quando, nel maggio 2012, abbiamo lasciato la città, ci siamo tenuti le Oyster Card (delle schede magnetiche per i mezzi pubblici) con la promessa di tornare, ma confesso: non ci credevo davvero. Cercavo più di convincere me stessa che sarebbe stato possibile... Chissà invece Enos se era più fiducioso! 
La mattina della partenza non ho dormito praticamente per niente, neanche due ore, e alle tre meno un quarto eravamo già in piedi a lavarci e vestirci, pronti a partire.
Alle quattro e mezza eravamo in aeroporto, e io ancora ero lì che mi chiedevo se davvero stavamo per farlo!
Sì, decisamente: alle 6.20, il 737 di Ryanair ha decollato con una Claudia sorridente a bordo.

Avete mai viaggiato in aereo? Per me è stata la quinta volta, se contiamo sia andate che ritorni.
Pensate mai alle sensazioni che vi dà guardare il mondo da un'altra prospettiva? 
Io, decisamente, sì.
Sono rimasta seduta serenamente mente l'aereo accelerava e poi si staccava dal suolo, guardando fuori dal finestrino le strade ancora illuminate dai lampioni e le prime luci nelle case che segnalavano il risveglio delle persone.
Non avevo ancora viaggiato a quell'ora e in questo periodo dell'anno... Non avevo ancora guardato l'alba dall'alto.
Ho guardato l'arancio farsi strada nel cielo, e più tardi il sole fare capolino e sorgere talmente in fretta che un momento prima se ne vedeva uno spicchio, l'attimo dopo - il tempo di accendere la macchina fotografica - era una palla di fuoco rossiccia già quasi completa.
Durante gli altri viaggi sono sempre riuscita a vedere il suolo la maggior parte del tempo, stavolta ho visto quasi soltanto nuvole grigiastre.
Dall'alto sembravano quasi completamente appiattite, solo ogni tanto batuffoli di cotone fitti fitti.
Al di sopra, solo cielo limpido e il sole, ed è stato strano pensare che, sotto di noi, la gente quel sole non lo poteva vedere.
Tutta un'altra prospettiva osservare il cielo da sopra!
Solo negli ultimi venti minuti di viaggio, proprio quando abbiamo iniziato la fase di atterraggio, finalmente ho potuto vedere un panorama senza nuvole.
Anche il mare da lassù è diverso, le onde formano una texture a trama fittissima e i pesci, nuotando, lasciano tante piccole scie biancastre.
Poi, finalmente, la costa!
All'inizio sembrava tutto una grossa coperta Patchwork sui toni del verde e del marrone, con gli alberi a fare da cuciture tra un brandello e l'altro.
Le case? Non so cos'avrebbero potuto rappresentare nella mia fantasia, forse dei piccoli giocattoli lasciati da un bambino che fino a poco prima ha giocato disteso su quella trapunta.
Poi, sempre più incontro al terreno, e allora le case sono di nuovo case e gli alberi sono di nuovo alberi, ma più piccoli. Un modellino, come quei plastici che a volte trovi nei musei.
Avvicinandosi ancora, ho potuto anche distinguere l'ombra proiettata sui campi dall'aereo, poi finalmente l'atterraggio, con conseguente applauso imbarazzante che pare dire: "evviva, grazie: pensavo proprio che saremmo precipitati, ma hai fatto un ottimo lavoro!"

Eccomi, Londra: sono tornata da te!

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