domenica 15 giugno 2014

Situazioni del cavolo facilmente evitabili (o forse no).

Come alcuni di voi già sanno - ammesso che questo "voi" abbia ragione d'esistere - in questo blog parlo poco di me, e ancora meno faccio polemica.
Oggi, però, vi voglio raccontare un'esperienza avuta questo pomeriggio, e vi dirò di più: voglio sinceramente lamentarmene.
Se ne avete voglia leggetemi, e fatelo fino in fondo al post, perché si tratta di una di quelle cose che, da un lato o dall'altro della barricata, capitano spesso nella vita quotidiana della maggior parte di noi, e spesso sono situazioni e nervosismi facilmente evitabili.

Questo weekend in un paese vicino al mio c'è una festa medievale e oggi, dopo una mattinata pesante, Enos mi ha proposto un giro per risollevarmi il morale.
Purtroppo la festa era molto contenuta a causa del maltempo, ma abbiamo trovato qualche bancarella e una zona in cui un paio di persone in costume medievale facevano provare il tiro con l'arco.
Uno di questi conosce Enos, perché una volta tiravano insieme, così ci siamo fermati a salutare e a dare un'occhiata.
Immaginate la scena: un paio di bersagli di paglia, più un bersaglio a forma di cinghiale e più lontano dedicato ai più esperti.
Attorno a noi, della gente dava un'occhiata, tutti sparsi, e qualche bambino sedeva sul prato ad ammirare gli archi, che tra l'altro potevano provare anche loro (una cosa carinissima!).
Dopo aver fatto provare un tizio, il conoscente di Enos lo invita a tirare, e più che una domanda era un'affermazione.
Enos lì per lì ha detto di no, ma sollecitato si è fatto avanti e ha preso l'arco, preparandosi a tirare le cinque frecce che l'associazione sportiva mette a disposizione di chi vuole fare un tentativo.
Alla mia sinistra, un paio di metri più in là, sento una voce di donna: "Eh, però se passano tutti avanti! Siamo qui da un'ora!"
La signora, che teneva la figlia di all'incirca tre anni per mano, non si stava rivolgendo a nessuno in particolare, parlava al vento, nonostante fosse chiaro verso chi era diretta la critica, tutt'altro che sussurrata.
Enos tira la prima freccia che, nonostante la mancanza d'allenamento, finisce quasi al centro.
Scherzando e per riscuotermi dal commento della signora, gli dico: "Però non vale: tu sei già capace!"
Seconda freccia, e di nuovo la signora alla mia sinistra, rivolgendosi al marito: "Eh, ti fai passare tutti avanti, è un'ora che aspettiamo e ancora non siamo riusciti a fare niente!"
Ancora una volta, il commento è a voce piuttosto alta, anche se stavolta verso il marito, che aspetta alla mia destra.
Nonostante il silenzio della prima volta, il marito risponde: "Sai com'è, quando la gente è maleducata..."
Nel frattempo Enos tira l'ultima freccia, che però finisce fuori dal bersaglio e che quindi va cercata.
Mentre Enos e il tipo dell'associazione spulciano tra l'erba, sento la signora commentare (a voce lievemente meno alta, ma di nuovo bene udibile, soprattutto da me): "Vedi? Quando uno vuol fare il furbo..." alludendo al fatto che il mio compagno, tirando in passato, è stato piuttosto veloce nel tiro (e grazie, direi anche: non c'era da insegnargli niente, quanto dovrebbe metterci?).
In pratica sì, gli hanno dato dello spaccone.

Adesso vi invito a ragionare, cosa che scioccamente non ho fatto con la signora in questione: in un prato con una ventina di persone che guardano, dove non c'è una fila, come potevamo sapere che lei e il marito aspettavano di tirare?
Se invece di lanciare messaggi (molto poco) subliminali all'aria e insultare il mio compagno apertamente ma senza guardarlo in faccia, dandogli dello spaccone e del maleducato, avessero detto gentilmente: "Scusa, ci saremmo noi, aspettiamo da un po'" Enos si sarebbe ovviamente fatto indietro, magari anche scusandosi pur non potendo sapere che stava "passando avanti" a qualcuno.
Avranno avuto quarant'anni a testa, eppure non hanno avuto il coraggio di essere più ragionevoli e/o gentili, oppure di continuare ad essere convinti che fossimo dei cafoni però affrontandoci e dicendolo guardandoci negli occhi.
Avrei dovuto dire qualcosa, avrei dovuto voltarmi ed, educatamente (perché per passare dalla ragione al torto ci vuole un secondo), far notare che non lo sapevamo, e che quindi sarebbe bastato dirlo per far fare un passo indietro a Enos e cedere l'arco al marito che aspettava.
Purtroppo io sono io, il che significa che mi sono morsa la lingua e mi sono limitata a diventare viola per la rabbia di sentir spalare mer*a sul mio compagno che, quando siamo alle casse del supermercato, fa passare avanti con un sorriso quelli che vede con una decina di pezzi quando abbiamo il carrello pieno.
Inoltre mi sono trattenuta anche per rispetto verso la loro figlia, che non meritava di vedere la madre fare una scenata, perché è abbastanza ovvio: se le avessi detto qualcosa, non importa quanto gentilmente, probabilmente mi avrebbe risposto male.
Quando una persona non riesce a valutare bene una situazione e giudica in maniera infantile senza rendersi conto di come stanno le cose, vuol dire che costei è veramente poco ragionevole.
Resta il fatto che è stato un'atteggiamento da ragazzina, e suo marito non è stato da meno, anche se ho notato il tono più basso, come se quasi si vergognasse di dare del maleducato al mio compagno alle spalle quando poteva farlo guardandolo in faccia.

Dopo avervi descritto la situazione, dopo avervi spiegato il mio punto di vista, voglio lanciarvi un appello.
Non comportatevi così con nessuno: se avete di che lamentarvi, che abbiate torto o ragione, ditelo in faccia a chi vi ha fatto arrabbiare oppure statevene zitti.
Magari lamentatevi e sfogatevi con amici e parenti quando l'interessato non è presente, se non volete affrontarlo.
Tanto sangue marcio era evitabile da entrambe le parti: se la signora avesse avuto l'accortezza di farci gentilmente notare che eravamo in torto (e la parola "torto" qui è discutibile, visto che - ripeto - non sapevamo e non potevamo sapere che stavano aspettando di provare l'arco) ci saremmo scusati e ci saremmo tirati indietro.
Suo marito non si sarebbe fatto passare avanti e io non avrei dovuto ascoltarla mentre insultava gratis.
Ce ne saremmo usciti vincitori da entrambe le parti, e ci voleva veramente poco per farlo.

Sono più che certa che anche voi vi siate trovati in situazioni simili, e non m'importa che sia stato da una parte della barricata o dall'altra: solo, abbiate l'accortezza, quando vi arrabbiate con qualcuno, di valutare la situazione e decidere se c'è davvero bisogno di fare una scenata o meno, e se lo ritenete opportuno allora guardate in faccia la persona che state insultando, e abbiate il coraggio di vedere la sua faccia ferita o arrabbiata e di ascoltare le parole che vi risponderà.



3 commenti:

  1. hai perfettamente ragione....molto più comodo fare le battutine che affrontare il prossimo, ma anche molto più infantile. Meglio sempre spiegarsi, entrambi avreste evitato un'arrabbiatura...

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  2. Ho lavorato in cassa per diverso tempo e di gente così ne ho viste a migliaia.
    Ho cominciato nel periodo in cui i sacchetti sono diventati biodegradabili e ho vissuto l'orribile passaggio dal sacchetto gratuito al sacchetto a pagamento.
    Premetto che in ogni cassa c'è un cartello enorme con scritto il costo delle buste, in base alla grandezza. Spessissimo facendo il conto chiedevo se volessero una busta ma delle volte mi sfuggiva. In quelle occasioni era davvero fantastico vedere le coppie che parlavano tra loro, la moglie dire al marito (abbastanza forte da farsi sentire da me) "ma le cose dobbiamo portarcele in mano?". Ma porca miseria sono lì davanti a te, non puoi chiedermi una busta? Molto spesso ho trovato gente ancora più maleducata di così... Ma perché è così difficile parlare chiaramente? Se la gente fosse educata e dicesse "mi dà una busta?" o "scusi c'eravamo prima noi" le cose sarebbero molto più semplici. Bah

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    Risposte
    1. Tanta solidarietà!
      Che poi una persona non è che mette la busta lì così sul rullo, a quel punto uno potrebbe dire: "Beh, che fa, ci addebita delle sportine senza chiederlo? E se noi l'avessimo portata da casa?!"
      Non ho parole.

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